IL QUADERNO DELL’AMORE PERDUTO di Valérie Perrin

Autore: Valérie Perrin

Traduttore: Giuseppe Maugeri

Editore: Nord

Collana: Le stelle Nord

Edizione: 26

Anno edizione: 2020

In commercio dal: 16 luglio 2020

Pagine: 348 p., Brossura

EAN: 9788842933236

“Il quaderno dell’amore perduto”, vincitore del Festival Du Premier Roman De Chambery e candidato al Prix solidarité 2016 e al Prix Littéraire Lire Elire 2016, è il primo libro di Valérie Perrin, tornato alla ribalta grazie al grande successo di “Cambiare l’acqua ai fiori” [http://labibliatra.altervista.org/cambiare-lacqua-ai-fiori-di-valerie-perrin/], romanzo che ho amato tantissimo.

L’impianto narrativo dei due romanzi è molto simile, per chi ha letto “Cambiare l’acqua ai fiori” è più semplice riuscire a immergersi nell’intricata lettura di quest’altra opera dell’autrice. Costruito su due piani temporali differenti, il presente ed il passato, resi graficamente dall’editore con due diversi stili di scrittura, ci narra la storia di due donne, Justine ed Héléne.

Anche in questo romanzo, inoltre, le storie non seguono  un andamento lineare, ma come un puzzle ci vengono narrati frammenti delle due storie in maniera scomposta che solo al termine della lettura sarà possibile ricomporre in un quadro omogeneo e completo.

Justine, ventun anni, lavora presso la casa di riposo della sua città, le Ortensie, non è una ragazza spensierata come la maggior parte delle sue coetanee, orfana di entrambi i genitori ha vissuto con i nonni che, forse a causa del loro dolore, sono incapaci di essere affettuosi e socievoli. Trova però conforto nelle confidenze degli anziani della casa di riposo

“<<Perché non cerchi un altro lavoro?>>

<<Perché in nessun altro lavoro potrei ascoltare le storie che mi raccontano gli anziani che vivono qui.>>”

In particolare le piace parlare con Héléne, che

“mi ha raccontato tutta la sua vita, ma in maniera frammentaria. Come se mi avesse fatto dono del più bell’oggetto della sua casa, ma non prima di averlo inavvertitamente ridotto in mille pezzi.”

Justine, nell’incipit del romanzo ci racconta che:

“Sono andata a comprare un quaderno da père Prost. Ne ho scelto uno azzurro. Non avevo voglia di scrivere il ‘Romanzo di Héléne’ su computer, perché intendo portarmelo appresso, nella tasca del camice.

Sono tornata a casa e sulla copertina ho scritto: ‘La donna della spiaggia’. Poi, sulla prima pagina:

‘Héléne Hel è nata due volte. Il 20 Aprile 1917 a Clermain, in Borgogna, e il giorno in cui, nel 1933, poco prima dell’estate, ha incontrato Lucien Perrin.”

Quella di Héléne è una storia d’amore d’altri tempi, un amore unico, una storia di passione e tormento, quell’amore raro che non può essere dimenticato né dagli orrori della guerra e neppure dalla perdita di memoria di Lucien. Un amore nato in sordina, grazie all’aiuto che Lucien dà ad Héléne nell’imparare a leggere

“È molto cambiata dal giorno del loro primo incontro. Leggere l’ha resa libera. Come se la luce del giorno potesse finalmente entrare e uscire dai pori della sua pelle. Adesso si muove come una donna che ha tirato fuori gli abiti leggeri dopo un inverno senza fine.”

e che pian piano diventerà essenziale e vitale

“Quando perdi la persona che amavi di più al mondo, la perdi di nuovo ogni giorno.”

Lucien ed Héléne sono convinti che

“sulla terra ci sono tanti uccelli quanti sono gli esseri umani. E l’amore è quando più persone ne hanno uno in comune.”

E il loro uccello è un gabbiano, che accompagna da sempre la loro vita insieme, secondo me una metafora del vero amore

“Amore mio, la prima volta che ti ho baciato ho avvertito come un fremito d’ali sulla bocca. All’inizio ho pensato che sotto le tue labbra si dibattesse un uccello, e che il tuo bacio non desiderasse il mio. Ma, quando la tua lingua è venuta a cercare la mia, l’uccello ha iniziato a giocare con i nostri respiri, era come se li rinviasse l’uno all’altra.”

Di contro, invece, Justine non riesce a lasciarsi andare alle emozioni, preferisce storie di poco conto, senza possibilità di innamorarsi e dover soffrire

“Sono sempre stata così. Sogno l’amore, ma se me lo danno mi ritiro, schifata. Divento cattiva e odiosa. Comesichiama è molto tenero e io mi sono convinta di aver bisogno di un amore che gratti come carta vetrata negli angoli. Forse perché la vita non mi ha mai regalato nulla, chissà.”

Justine è simbolo dei nostri giorni, del nostro vivere quotidiano. Pochi giorni fa un caro amico mi sottolineava proprio questo atteggiamento comune alla maggior parte di noi, quello di non voler investire nei sentimenti, di arrenderci alle prime difficoltà di un rapporto, di aver costantemente paura di soffrire e perciò mollare alla prima occasione… e non tutti sono fortunati come Justine ad avere qualcuno che abbia tanta costanza!!!

Ma si può realmente vivere senza amore?

La storia di Héléne è un monito per Justine e tutti noi, tenerezza, amore infinito e speranza sono la chiave di questa commovente cronaca di un amore vero e tangibile.

Fa da sfondo, inoltre, così come in “Cambiare l’acqua ai fiori” una vicenda nascosta, un segreto familiare da rivelare, un risvolto giallo del romanzo, con terribili e inattese verità.

Sebbene più acerbo nello stile di scrittura, rispetto all’opera successiva, soprattutto nell’uso di un linguaggio più semplice, “Il quaderno dell’amore perduto” è un romanzo delicato ed intenso, a tratti crudo e commovente, uno di quei libri che una volta letti lasciano il segno.

“Mentre lei parla, lui la respira: profuma come un bouquet di rose e biancospino. Una fragranza domestica e selvatica. Non appena tace, lui accende altre candele per vedere il piacere che le sta dando.”

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram 

 

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